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«Stop pesticidi». Uno slogan scandito ad alta voce per oltre tre ore di manifestazione e di marcia per le vie di Trento per un'agricoltura più «pulita». Uno slogan gridato da circa seicento persone, che ieri pomeriggio, nonostante la pioggia, sono scese in piazza per sensibilizzare i cittadini e sollecitare la politica provinciale a ridurre ed eliminare la chimica dall'agricoltura trentina. Si sono trovati alle 14 in punto sotto il palazzo della Regione. Dopo mezz'ora, il lungo corteo si è mosso in direzione Parco delle Albere, attraversando, in poco più di un'ora, via Torre Verde, via Clesio, piazza Venezia, piazza Fiera, via Travai, via Rosmini e via Verdi. Una marcia allegra e colorata, volutamente priva di sigle di partito e simboli politici. Tante associazioni, gruppi di acquisto, ambientalisti storici, giovani sensibili ai temi dell'ambiente e della sostenibilità e un tripudio di striscioni. Da «Siamo il pensiero della terra» a «No pesticidi in Trentino», da «Un piccolo seme per un grande cambiamento» a un cartello con il disegno di un'ape e la scritta: «La vita degli insetti è la nostra vita». Variegata anche la fantasia dei manifestanti: da chi indossava una tanica zaino per irrorazioni con stampato sopra un teschio, a chi ha indossato le tute anticontaminazione. Mascherine al collo e carrelli della spesa con cartelli e slogan per una maggiore consapevolezza in ciò che si acquista e si mangia. Arrivato al Parco delle Albere, il corteo si è disposto a semicerchio e ha approfittato dell'unica ora e mezza di tregua della pioggia. Attivisti e responsabili delle associazioni ambientaliste specializzate sui temi dell'agricoltura salubre si sono alternati al microfono. Marco Adami, del Comitato Agricultura Trentino ha ribadito: «La nostra non è una marcia contro qualcuno o qualcosa. Ma a favore di un'agricoltura compatibile con la salute. La monocoltura trentina, basata su mele e vite, è piena di pesticidi di sintesi. Nel 2017 sono state utilizzate in provincia 2.175 tonnellate di pesticidi. Noi apprezziamo il prezioso lavoro dei nostri contadini. Ma non possiamo fare sconti. Dobbiamo pensare alle generazioni future. Vogliamo aiutare i piccoli produttori locali ad essere certificati, una certificazione partecipata con i tecnici dei gruppi di acquisto. Il biologico sta crescendo, ma servono controlli severi. Dobbiamo avere cibo sano a un prezzo equo». È ora di cambiare, per il popolo no-pesticidi, prima di tutto il modo di pensare. Dopo le battaglie per non avere un inceneritore in Trentino, per raggiungere una raccolta differenziata dei rifiuti al top, la battaglia di oggi è rivolta a un'agricoltura pulita, «perché terreno, acqua e aria sono difficili da pulire a posteriori». Sergio De Romedis e Mario Malini, del Comitato per il diritto alla salute della Val di Non, hanno puntato l'indice contro le pratiche disinvolte di spargimento di pesticidi. «Gli atomizzatori in Val di Non sono ovunque. I pesticidi li troviamo nel nostro dna e nelle urine dei nostri bambini. Lo abbiamo rilevato con serie analisi mediche. Siamo sempre sotto i limiti di legge, per fortuna, ma le mele trentine hanno una miscela di residui tutt'altro che trascurabile. La tossicità non è acuta ma cronica». «Siamo avvelenati a norma di legge», ha rilanciato senza parafrasi Emanuela Varisco, del Comitato Agricultura Trentino. Ci parlano di pesticidi sostenibili e trasformano il linguaggio: i veleni diventano fitofarmaci». «Per questo ? ha concluso Anna Rizzoli ? chiediamo alla giunta provinciale un impegno: al bando il glifosate e il chlorpyrifos, che causa danni neurocerebrali, entro un anno. In cinque anni il Trentino diventi libero da pesticidi di sintesi e entro il 2030 riconvertiamo le monoculture con cereali e leguminose bio».
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